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UE, con le nuove regole possibile un anno in più per sanare i deficit

Publishing date
21 September 2012

Sembra esserci un generale consenso sul fatto che l’austerità abbia effetti recessivi, almeno nel breve termine. Lo ho ammesso lo stesso Monti spiegando come la scelta in favore del consolidamento sia stata tanto necessaria quanto dolorosa.

Una buona parte dei politici europei invoca le regole fiscali europee per spiegare la necessità del rigore di fronte al proprio elettorato. L’Unione Europea ha per altro approvato un nuovo pacchetto legislativo che è in vigore dal dicembre 2011. Del rigore imposto dalle regole europee, specie quelle nuove, si parla molto; della loro flessibilità in circostanze eccezionali meno.

Il Patto di Stabilità è sempre stato esplicito sul fatto che la correzione di deficit eccessivi

dovesse avvenire in maniera più graduale in anni di recessione. Il richiamo alle cosiddette “circostanze eccezionali” può avvenire attraverso tre modalità principali. La Commissione e il Consiglio decidono di non aprire una procedura di deficit eccessivo. O aprono la procedura ma fissano un termine per la correzione del deficit relativamente lontano nel tempo. O, una volta che la procedura è già aperta, decidono di posticipare di un anno la correzione, cosa accaduta quest’estate per la Spagna.

Il nuovo pacchetto di regole approvato alla fine dello scorso anno è entrato in vigore in un momento poco opportuno perché la maggior parte dei paesi dell’euro zona era già sotto procedura ed obbligata a portare il deficit sotto il 3 percento del PIL entro il 2013.

Il momento in cui le nuove regole sono entrate in vigore è tale da determinare due non trascurabili conseguenze. Primo: c’è solo un modo per applicare la clausola delle “circostanze eccezionali”, quello di concedere un anno in più per la correzione del deficit. E le circostanze sono sicuramente eccezionali perché non solo molti paesi membri vedranno calare il PIL nel 2012 ma anche le condizioni generali dell’euro zona sono sfavorevoli.

Secondo: il nuovo pacchetto prevede che i paesi vengano sanzionati anche se mancano di implementare assennate politiche fiscali indipendentemente dalle condizioni cicliche - l’indicatore di riferimento è il cosiddetto deficit strutturale, cioè aggiustato per il ciclo. Ma il regolamento suggerisce che le sanzioni vengano applicate solo una volta che i paesi avranno riportato il deficit nominale sotto il 3 percento del PIL.

Le regole fiscali europee non sono cattive di per sé ma è importante che vengano implementate in maniera intelligente. Lo spazio c’è e va sfruttato. Non solo, questo va fatto in tempi brevissimi. Le condizioni economiche generali dell’euro zona sono tali da giustificare una più lenta opera di consolidamento fiscale in tutta Europa e non solo nei paesi in difficoltà. Tale clausola dovrà essere invocata il più presto possibile, ovvero prima che i governi europei presentino ai parlamenti nazionali la legge finanziaria per il 2013. La celerità nell’azione è importante perché contribuisce ad evitare che i governi europei rimangono vittime di un eccesso di disciplina fiscale che, per i suoi effetti sulla crescita economica, potrebbe risultare perfino controproducente. Inoltre, se la regola è estesa a tutti i paesi dell’area euro è improbabile che i mercati finanziari reagiscano punendo un paese piuttosto che un altro; anzi è prevedibile che si attenui la percezione generale del rischio in Europa, a tutto vantaggio dei governi che emettono debito.

Per gli anni a venire una simile decisione dovrebbe essere presa all’inizio dell’anno, possibilmente prima che i governi nazionali abbiamo presentato a Bruxelles il Programma di Stabilità di Aprile nel quale si impegnano ad illustrare le loro strategie fiscali di medio termine.

Nel contempo non c’è nessuna ragione per sottrarre i paesi attualmente sotto procedura alle nuove regole sulla sorveglianza. Se esiste una clausola che consente ai paesi dell’euro zona di rallentare il rientro da deficit eccessivo in un periodo di recessione, per quale ragione sottrarli anche alle sanzioni sul mancato rispetto dei target strutturali, quelli che non tengono conto del ciclo economico? Gli ultimi dati della Commissione mostrano come, nelle circostanze attuali, tali sanzioni scatterebbero per Malta e Slovacchia. E non per la Spagna, ad esempio.

Un’altra novità del pacchetto di dicembre 2011 è l’accresciuto ruolo della Commissione. Tuttavia il riconoscimento delle circostanze eccezionali è uno dei pochi passaggi rimasto appannaggio del Consiglio. La decisione è invece di natura tecnica, per nulla politica, e va portata interamente sotto il controllo della Commissione. Il Fiscal Compact destinato ad entrare in vigore quasi sicuramente nel 2013, dopo la recente approvazione anche da parte della Corte Costituzionale tedesca, potrebbe aiutare in questo senso visto che prevede un’estensione del potere di intervento della Commissione anche lì dove le regole del 2011 non lo avessero previsto.

About the authors

  • Benedicta Marzinotto

    Benedicta Marzinotto was a Resident Fellow at Bruegel from 2010 to 2013. She is now with the European Commission as a Policy Analyst – Economist, Labour market reforms, at DG ECFIN.

    She is also a Lecturer in Political Economy at the University of Udine and Visiting Professor at the College of Europe (Natolin Campus).

    Her research for Bruegel focused on EU macroeconomic developments, EU Institutions, finance and growth. More precisely, she was working on the macroeconomics of the recent crisis, the competitiveness debate (macro and micro-approach), the role of the EU budget in the crisis and the impact of financial regulation on economic growth.

    From 2004 to 2009, Benedicta was a Research Fellow in the International Economics Programme at Chatham House. She also has experience as a freelance political economic analyst. She has held visiting positions at the Free University of Berlin and at the University of Auckland.

    Benedicta holds a MSc and PhD in European Political Economy from the London School of Economics. Her research interests include: EU macroeconomics, EU economic governance, varieties of capitalism, and labour markets institutions.

    She is fluent in Italian, English and German.

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